Isao Hosoe, il Trickster del Design

Isao Hosoe si è spento il 3 ottobre alle 8 di sera, a Milano. La città, patria del Design, dove si era trasferito da Tokyo dopo la laurea in ingegneria per collaborare con Gio Ponti e Alberto Rosselli e che aveva scelto per vivere, per formare la sua famiglia, per fondare il suo studio e lavorare.

Una persona unica, sempre umile e gentile, più filosofo che ingegnere, un grande affabulatore che sapeva incantare con il flusso lento e costante delle sue parole, con la sua imprevedibile cultura e l’acuta ironia, con la gestualità rituale e soprattutto con l’inarrestabile ricerca dell’imprevedibile e dell’inedito che traspariva da ogni sua parola, prima ancora che dai suoi progetti.

Premiato con diversi Compasso d’Oro ADI e numerosi altri premi e menzioni in tutto il mondo, questo geniale e trasgressivo designer ha disegnato per alcune tra le più grandi aziende in tutto il mondo, ha operato e portato innovazione nei campi più diversi dell’industrial design ed è riuscito a infondere la cultura giapponese nel processo del design made in Italy.

Aveva scelto il vortice come logo per il suo studio Isao Hosoe Design, l’espressione della relazione dinamica fra culture, individui e prodotti. Una dichiarazione d’intenti progettuale: al centro del vortice ha sempre posto l’essere umano, la comprensione delle sue abitudini, dei suoi comportamenti e bisogni, anche quelli ancora sconosciuti.

Sapeva raccogliere idee e concetti e portarli in un prodotto, utilizzando quello stesso metodo di “abduzione” già alla base dei suoi primi progetti, come la lampada Hebi concepita raccogliendo e assemblando un pezzo di tubo flessibile e altre parti di lampade trovati per terra in fabbrica. Forse uno dei lavori che meglio lo rappresentano; in nuce, già all’inizio degli anni’70, compaiono temi che torneranno in molti altri suoi progetti nei decenni successivi: il ready-made la flessibilità, l’ergonomia, il gioco.

Da tempo una crudele malattia aveva colpito i sensi e le abilità che erano state alla base della sua professione: la vista, la parola, il senso dello spazio.

Ma per tutti quelli che lo hanno apprezzato, amato e che tanto da lui hanno imparato, resterà sempre il gioioso e sorridente Trickster, nell’accezione di “catalizzatore dinamico all’interno del binomio centro-periferia”, una definizione che Isao stesso aveva scelto e che meglio di ogni altra lo rappresenta.